Il 17 settembre è stato approvato in via definitiva dal Senato il disegno di legge sull’intelligenza artificiale presentato l’anno scorso dal governo. Il provvedimento si ispira al regolamento UE 2024/1689, disciplina più o meno integralmente la complessa materia e inserisce due misure di sostegno .
Il primo intervento di matrice fiscale riguarda l’ampliamento, con una modifica chirurgica, del «nuovo regime agevolativo a favore dei lavoratori impatriati» di cui all’articolo 5, lettera d), del Dlgs 209/2023.
Invero, vengono inclusi tra i contribuenti che godono della detassazione del 50% dei redditi di lavoro dipendente e assimilati e di lavoro autonomo derivanti dall’esercizio di arti e professioni (esclusi i redditi di impresa quindi), prodotti in Italia e che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato, nel limite annuo di 600mila euro, anche «i lavoratori che hanno svolto un’attività di ricerca anche applicata nell’ambito delle tecnologie di intelligenza artificiale».
La formulazione normativa è un po’ generica e quindi sarà dettagliata dalla prassi, come già avvenuto per gli altri impatriati ovvero per i «lavoratori in possesso dei requisiti di elevata specializzazione o qualificazione»

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